Zeit, Tangerine Dream (*****)
30 aprile 2010
Anch’io ho sognato di andare «alle porte del cosmo che stanno su in Germania», e per la precisione dopo i primi dieci minuti di Zeit (ascoltato quattro anni dopo la sua uscita del 1972, su consiglio del compagno di scuola più «alternativo»). Se allora fu uno dei tanti distintivi (al pari dell’eskimo), col «tempo» è diventato colonna sonora. Era, ed è, perfetto: i nomi (gruppo, disco e musicisti: Froese, Franke & Baumann), mai sentito niente del genere, quattro brani ampiamente superiori al quarto d’ora l’uno (il superopposto delle «canzoni»), titoli-mondo (Birth of Liquid Plejades [cui partecipa Florian Fricke dei Popol Vuh], Origin of Supernatural Probabilities), strumenti ignoti (la scatola magica del VCS3), l’icona assoluta della copertina (con tanto di lettering sci-fi). E capace di produrre quel languorino che ti fa dire: se avessi quella roba, lo farei anch’io. Grande esempio di drone (Nebulous Dawn), perno tra la prima e la seconda fase dei Tangerine (la terza non conta), Zeit è un viaggio da fermi, è una lunga riflessione ossessiva, aveva tutto per quei pomeriggi. Oggi, che ne riconosca ormai a memoria i sibili, le vibrazioni, le risacche, le bolle forse è un po’ ridicolo, ma resta un’ora abbondante di musica cosmica sottratta, paradossalmente, proprio al «tempo».
Croci e periscopi
23 aprile 2010
Venerdì, sera.
MrPotts: Dopo una giornata così mi ci vorrebbe un film di sottomarini, ma li conosco tutti a memoria…
Catriona: Vita mia, se potessi ti girerei il seguito di Caccia a Ottobre Rosso, con Ramius che torna per inseguire un sottomarino cinese che minaccia di distruggere il mondo…
MrP: Tesoro, lo sai cosa dovresti fare se potessi girare un film per me, vero?
C: Sì, certo, un film di esorcismi ambientato su un sottomarino…
Chiodi e martello
17 aprile 2010
Quando compro un libro di saggistica, prima si sistemarlo sulla pila d’attesa, leggo l’introduzione o, se non c’è, le prime pagine. Ricavandone anzitutto
1. Quel sentimento molto duro da estirpare di essere una persona migliore soltanto per il fatto di aver comprato quel libro e di avere intenzione di leggerlo. C’è voluto un po’ per isolare il virus, in modo da riconoscerlo all’istante; ci vorrà molto per debellarlo perché l’immunità è una lunga strada. Come lunga è la strada per liberarsi di quell’ottusità che mi riconosco quando sto lì a lucidare le mie preferenze come se fossero le medaglie da appuntare sulla divisa in vista della parata. Chiarito questo, posso passare a
2. La valutazione il più possibile oggettiva delle parole che ho letto, per stabilire infine
3. L’utilità che potrà avere quella lettura. Quando compro un martello non posso provarlo prima, piantando alcuni chiodi nelle pareti del negozio. Lo valuto, facendo tutto quello che si può fare tranne usarlo per la sua funzione specifica. Poi, a casa, pianto un chiodo e mi dico: sì, sembra proprio quello di cui avevo bisogno. (Ci sarebbe il problema della mano che regge il martello, ma quella è sempre la stessa, più o meno, e il discorso si complicherebbe troppo.) Il risultato, nei casi migliori, è
4. Una promessa: quel libro sarà un nuovo martello per piantarmi qualche bel chiodo in testa e farne uscire dei comportamenti, per quanto piccoli e irrilevanti possano essere.
(Nota. Si potrebbe obiettare: perché non te la leggi in libreria l’introduzione? Perché in libreria prevalgono le dinamiche del punto 1 e il puro piacere dell’acquisto.)
+ 1
16 aprile 2010
Venerdì, ore 7.30, si scorre il quotidiano.
Catriona: Guarda, chi mangia meno di 1600 calorie al giorno campa cent’anni. Direi che siamo più che a posto.
MrPotts: Io non voglio vivere cent’anni.
C: Neanche con me?
MrP: Io voglio vivere solo un giorno più di te.